Seconda guerra mondiale: l’Italia invade l’Etiopia
Nel 1935, la Società delle Nazioni dovette affrontare un altro test cruciale. Benito Mussolini, il leader fascista d’Italia, aveva adottato i piani di Adolf Hitler di espandere i territori tedeschi acquisendo tutti i territori che considerava tedeschi. Mussolini seguì questa politica quando invase l’Abissinia (ora Etiopia), il paese africano situato sul corno d’Africa. Mussolini affermò che le sue politiche di espansione non erano diverse da quelle di altre potenze coloniali in Africa. Lo scopo di invadere l’Etiopia era di aumentare il prestigio nazionale italiano, che fu ferito dalla sconfitta dell’Etiopia delle forze italiane nella battaglia di Adua nel diciannovesimo secolo. secolo (1896), che salvò l’Etiopia dalla colonizzazione italiana. Un’altra giustificazione per l’attacco fu un incidente nel dicembre 1934, tra le truppe italiane e abissine all’oasi di Wal-Wal al confine tra il Somaliland abissino, dove persero la vita 200 soldati. Entrambe le parti furono esonerate dall’incidente, con grande disgusto di Mussolini, poiché riteneva che l’Abissinia avrebbe dovuto essere ritenuta responsabile dell’incidente. Questo è stato utilizzato come motivazione per invadere l’Abissinia. Mussolini lo vedeva come un’opportunità per fornire terra agli italiani disoccupati e anche acquisire più risorse minerarie per combattere gli effetti della Grande Depressione.